lunedì 24 novembre 2014

MARTIN LUTHER KING




« Ho un sogno: che un giorno questa nazione si sollevi e viva pienamente il vero significato del suo credo: "Riteniamo queste verità di per sé evidenti: che tutti gli uomini sono stati creati uguali" »
(Martin Luther King, 28 agosto 1963, Washington, discorso al Lincoln Memorial durante la marcia per lavoro e libertà)

Martin Luther King è diventato il simbolo della lotta contro la segregazione razziale.
Vincitore del premio Nobel per la Pace nel 1964, fu assassinato nel 1968 nel pieno della sua battaglia per i diritti civili.
Il suo nome viene accostato per la sua attività di pacifista a quello di Gandhi, il leader della non violenza della cui opera King è stato un appassionato studioso.

Nel Sud razzista
Martin Luther King nacque ad Atlanta, in Georgia, nel 1929. Terminati gli studi teologici e filosofici, nel 1953 accettò l’incarico di pastore della chiesa battista di Montgomery, in Alabama.
A quell’epoca gli afroamericani erano vittime della segregazione razziale: era vietato loro l’accesso a molte scuole, università, club sportivi, centri di ricreazione. Nelle strade e nelle piazze delle città si vedevano dappertutto cartelli con la scritta «solo per bianchi».
Infatti, sebbene la Costituzione americana sancisse l’uguaglianza di tutti i suoi cittadini di fronte alla legge, le cose nella realtà andavano molto diversamente, soprattutto negli Stati del Sud: gli afroamericani non votavano, subivano maltrattamenti da parte della polizia e condanne ingiuste da giurie popolari razziste.
Tutto iniziò su un autobus
Il 1° dicembre 1955 Rosa Parks era seduta su un autobus e stava tornando a casa. I posti erano tutti occupati e quando il conducente chiese agli afroamericani di alzarsi per fare posto ai bianchi rimasti in piedi Rosa non si alzò. Per questo fu trascinata via dalla polizia e arrestata per violazione delle norme che regolavano la disposizione razziale dei posti a sedere sugli autobus. Nel giro di poche ore King mise a disposizione la sua chiesa per organizzare la protesta: fu deciso il boicottaggio dei trasporti pubblici, una forma di lotta pacifica, ispirata agli insegnamenti di Gandhi.
Per oltre un anno gli abitanti afroamericani di Montgomery non salirono sugli autobus e si recarono al lavoro arrangiandosi come potevano; King fu minacciato e arrestato ma alla fine la battaglia fu vinta e la Corte Suprema statunitense dichiarò illegale la segregazione sui mezzi di trasporto.

«Io ho un sogno»
Tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta King divenne il leader indiscusso del movimento per i diritti civili.Organizzò manifestazioni pacifiche e il boicottaggio di quegli esercizi commerciali dove gli afroamericani venivano trattati ingiustamente (grandi magazzini, tavole calde). Nell’estate del 1963 un corteo di oltre 200.000 persone invase il centro di Washington invocando la legge sui diritti civili. La celeberrima "marcia per il lavoro e la libertà" di cui oltre 80.000 partecipanti erano bianchi e marciavano insieme agli altri cantando black and white together («neri e bianchi insieme»). King fu l’ultimo degli oratori e il suo discorso fu accolto da applausi scroscianti: «Io ho un sogno: – egli disse – che i miei quattro figli piccoli potranno vivere un giorno in una Nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere».

Un colpo di fucile
Il 1964 fu un anno importante. A febbraio, dopo un duro scontro, venne approvata la legge sui diritti civili: erano vietate le discriminazioni per l’iscrizione ai registri elettorali ed era sancito l’obbligo di ammettere tutti i cittadini, senza distinzioni di razza, a qualsiasi scuola o esercizio pubblico (ristoranti, alberghi, campi sportivi, musei). Negli Stati del Sud – Alabama e Mississippi –  gli afroamericani venivano ancora picchiati e uccisi dai razzisti bianchi del Ku-Klux Klan, un’organizzazione semiclandestina responsabile di numerosi atti di violenza e uccisioni. L’uguaglianza era un obiettivo ancora lontano da raggiungere.
Il 4 aprile 1968 Martin Luther King fu assassinato a Memphis, nel Tennessee, con un colpo di fucile mentre era affacciato al balcone di un albergo.

L’esempio di Gandhi

Ispirato dal successo dell'attivismo non-violento che aveva ottenuto Gandhi, King andò in India a visitare la famiglia del Mahatma nel 1959.
Il viaggio indiano toccò nel profondo King, accrescendo la sua conoscenza sul concetto di resistenza nonviolenta ed il suo impegno nella lotta per i diritti civili negli Stati Uniti.
In un discorso radiofonico fatto durante la sua ultima sera in India, King si espresse così: "Da quando sono in India, sono sempre più convinto di prima che il metodo della resistenza non-violenta è l'arma più potente a disposizione degli oppressi nella loro lotta per la giustizia e la dignità umana. Veramente il Mahatma Gandhi ha incarnato nella sua vita principi universali.. "

Martin Luther King, in America, come Gandhi in India, organizzò una protesta pacifica, senza armi, soprattutto basandosi sul dialogo, ottenendo anch'egli grandi risultati. Le campagne di disobbedienza civile portarono lo stesso King ad essere più volte imprigionato. King applicò i principi della nonviolenza riscuotendo grandi successi, grazie anche ad una meticolosa e strategica preparazione dei metodi, dei luoghi e dei momenti di protesta, in modo da potenziare la loro visibilità e il loro impatto mediatico.

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