Nelson Mandela nacque il 18 Luglio 1918 nella famiglia reale dei Thembu, una tribù di etnia Xhosa che viveva in una fertile valle del Capo Orientale (Sudafrica), in un villaggio di capanne bianche.
Sua
madre lo partorì lungo la riva di un fiume.
Il
suo nome in lingua Xhosa, Rolihlahla, ha un significato profetico:
“attaccabrighe”.
Sarà
chiamato Nelson solo quando inizierà a frequentare il collegio coloniale
britannico di Healdtown. Un nome assegnato dall’insegnante, che sceglieva nomi
inglesi a caso per i ragazzini sudafricani, al posto degli impronunciabili
appellativi tribali. Forse il nome di Mandela è ispirato all’ammiraglio
britannico Lord Nelson. Gli anni 30’ sono stati un periodo difficile per il
Sudafrica, con deportazioni, leggi restrittive per gli spostamenti interni e
altri provvedimenti di segregazione. Mandela frequentava l’Università di Fort
Hare quando emerse la sua forza di volontà e la sua indignazione per l’ingiustizia:
fu espulso dall’Università nel 1940 per aver guidato una manifestazione
studentesca insieme a Oliver Tambo. Era già chiaro che nessuno era in grado di
dire a questo giovane come doveva comportarsi.
Tornato
al suo villaggio, quando scoprì che il suo capotribù aveva deciso che era
giunto per lui il tempo di sposare una ragazza del suo rango e che era già
stata pagata la dote, Nelson Mandela scappò a Johannesburg.
A
22 anni trovò lavoro come guardiano alle Miniere della Corona di Johannesburg.
In
contrasto con le sue nobili aspettative, gli uffici della miniera erano
baracche di lamiera arrugginita in un’area brutta e spoglia, con lo stridulo
rumore dei montacarichi, delle trivelle, e i remoti boati della dinamite. Il
contrasto rispetto alla sua tranquilla vita di campagna deve essere stato
scioccante, e Mandela verificò rapidamente la realtà della miseria opprimente e
dello sfruttamento disumano dei suoi compagni lavoratori.
La
politica cominciò a giocare un ruolo molto significativo nella sua vita. Mossi
dall’umiliazione e dalle sofferenze della loro gente, e offesi dalle leggi
sempre più ingiuste e intollerabili, nel 1944, Nelson Mandela, Walter Sisulu e
Oliver Tambo insieme ad altri costituirono la Lega Giovanile dell’ANC (African
National Congress), e in pochi anni Mandela ne divenne presidente.
Con
ambizione e determinazione, completò i suoi studi di legge all’Università del
Witwatersrand, e con Tambo avviò il primo studio legale per le persone di
colore. Così cominciò la pericolosa e appassionata vita totalmente dedicata
alla lotta contro i mali dell’apartheid
(vuol dire “separazione”) cioè la politica di segregazione razziale, rimasta in
vigore fino al 1993. Chiunque si opponeva al sistema
dell’apartheid subiva conseguenze penali. Le Nazioni Unite,
riunite in assemblea generale nel 1973,
dichiararono l’apartheid un crimine internazionale e nel 1976 fu inserito nella
lista dei crimini contro l’umanità.
Mandela
si dedicò anima e corpo a condurre una campagna non violenta di disobbedienza
civile, aiutando ad organizzare scioperi, marce di protesta e manifestazioni,
incoraggiando la gente a rifiutarsi di obbedire alle leggi discriminatorie e ad
opporsi al potere razzista.
La
rabbia della gente cresceva e si scatenava la repressione.
Mandela
fu arrestato per la prima volta nel 1952. Fu assolto, ma seguirono successive
vessazioni, arresti e detenzioni, culminati nell’infame Processo di Treason del
1958.
Nel
1962 Mandela fu arrestato di nuovo per alto tradimento e fu condannato a cinque
anni di carcere. Li scontò sapendo di non essere colpevole di alcun crimine:
era divenuto un criminale per la legge, non per ciò che aveva fatto ma per
quello in cui credeva. Mentre scontava la condanna, fu di nuovo accusato di
sabotaggio al processo di Rivonia. La sua eloquente e appassionante arringa, durata
4 ore, finì con le famose parole:"Sono
pronto a pagare la pena anche se so quanto triste e disperata sia la situazione
per un africano in un carcere di questo Paese. Sono stato in queste prigioni e
so quanto forte sia la discriminazione, anche dietro le mura di una prigione,
contro gli africani... In ogni caso queste considerazioni non distoglieranno me
né altri come me dal sentiero che ho intrapreso. Per gli uomini, la libertà
nella propria terra è l'apice delle proprie aspirazioni. Niente può distogliere
loro da questa meta. Più potente della paura per l'inumana vita della prigione
è la rabbia per le terribili condizioni nelle quali il mio popolo è soggetto fuori
dalle prigioni, in questo Paese... non ho dubbi che i posteri si pronunceranno
per la mia innocenza e che i criminali che dovrebbero essere portati di fronte
a questa corte sono i membri del governo".
Nel 1964 Nelson Mandela
fu giudicato colpevole di sabotaggio e alto tradimento e fu condannato con i
suoi compagni alla punizione suprema: ergastolo a Robben Island.
All’età
di 46 anni, Nelson Mandela entrò per la prima volta nella piccola, angusta
cella nella Sezione B, che sarebbe stata la sua casa per molti anni a venire.
C’erano una piccola finestra con le sbarre e una porta spessa di legno coperta
da una inferriata di metallo. La cella era così piccola che il prigioniero
poteva percorrerne la lunghezza in tre passi, e quando si coricava non aveva
spazio per distendersi completamente. Robben Island era senza dubbio il luogo
più duro e spietato del sistema penale dell’apartheid sudafricano. Cominciò
così una nuova e diversa battaglia, quella per migliorare le condizioni di
prigionia, terribilmente ingiuste e disumane.
Passano
più di vent'anni e, malgrado il grande uomo sia costretto alla segregazione
carceraria, lontano dagli occhi di tutti e dalle luci dell'opinione pubblica,
la sua immagine e la sua statura crescono sempre di più nell'opinione pubblica
e per gli osservatori internazionali.
Il
regime tiene Mandela in prigione ma è sempre lui il simbolo della lotta e la
testa pensante della ribellione.
Nel 1990 su pressioni
internazionali e in seguito al mancato appoggio degli Stati Uniti al regime
segregazionista sudafricano, Nelson Mandela viene liberato.
Nel
1991 è eletto presidente dell'ANC, movimento africano per la lotta all'apartheid.
Nel 1993 vince il premio Nobel per la pace mentre l'anno dopo, durante le prime
elezioni libere del suo Paese (le prime elezioni in cui potevano partecipare
anche le persone di colore), viene eletto Presidente della Repubblica del
Sudafrica e capo del governo. Resterà in carica fino al 1998.
Nel
giugno 2004, all'età di 85 anni, ha annunciato il suo ritiro dalla vita
pubblica per passare il maggior tempo possibile con la sua famiglia. Il 23
luglio dello stesso anno, con una cerimonia tenutasi a Orlando (Soweto), la
città di Johannesburg gli ha conferito la più alta onorificenza cittadina, il
"Freedom of the City", una sorta di consegna delle chiavi della
città. Nelson Mandela muore all'età di 95 anni il giorno 5 dicembre 2013.