mercoledì 20 maggio 2015

RECENSIONE DEL FILM "THE LADY"

"The Lady" di Luc Besson

Recensione di Cassandra del film “The Lady”

''The Lady'' è un film biografico- drammatico del 2011, diretto da Luc Besson, sulla vita del premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi. I principali attori sono Michelle Yeoh nel ruolo di Aung San Suu Kyi, David Thewlis nel ruolo del marito Michael Aris, Jonathan Ragget e Jonathan Woodhouse rispettivamente nei ruoli dei figli Kim e Alexander.
Il film, la cui durata è all' incirca di 132 minuti, inizia con un flashback che vede come protagonisti Aung San Suu Kyi in tenera età e suo padre, generale che poi morì per l' indipendenza del suo paese, ovvero la Birmania. Dopo alcuni anni Suu si trasferisce a Londra, in Inghilterra, sposandosi con l' inglese Michael Aris, con il quale in seguito avrà due figli maschi, Alexander e Kim. Un' improvvisa telefonata la avvisa che la madre vedova ha avuto un  infarto ed è stata successivamente ricoverata in un ospedale in Birmania, quindi decide di raggiungerla e partire per il proprio paese natale. Mentre assiste la madre in ospedale, però, una rivolta studentesca si trasforma in una vera e propria strage di massa ad opera della dittatura militare e Suu rimane profondamente colpita alla vista dei tantissimi ragazzi  feriti che giungono all'ospedale. La donna, dopo una lunga riflessione, decide di prolungare la sua permanenza in Birmania per lottare a favore della pace e della democrazia, seguendo le orme di Gandhi. Durante la sua lotta non- violenta verrà sempre appoggiata dal marito Michael, il quale può raggiungere la moglie solo di rado, a causa del visto rifiutato. Aung San Suu Kyi, avendo la maggioranza del popolo schierata a suo favore, vince le elezioni per le quali si era candidata, ma viene subito messa agli arresti domiciliari, mentre i suoi colleghi addirittura imprigionati. Dopo 15 anni di arresti verrà liberata, ma tenuta sempre sotto stretto controllo. Per aiutarla nella sua lotta, Michael chiede la candidatura della moglie al premio Nobel per la pace,che vincerà nel 1991 e potrà ritirare solamente nel 2012. Nel marzo del 1999, al marito viene diagnosticato un pericoloso tumore alla prostata e morirà poco dopo, esattamente il giorno del suo 53° compleanno, senza poter vedere Suu un' ultima volta, a causa del visto non concesso e data l' impossibilità della moglie di raggiungerlo in Inghilterra. Infatti, se Suu avesse lasciato la Birmania per andare dal marito morente, non sarebbe più potuta tornare nella sua patria.Il film si conclude con l' immagine commovente di Aung San Suu Kyi che, durante una delle sue manifestazioni, precisamente otto anni dopo la scomparsa del marito, lancia in aria un' orchidea, in onore di Michael che quando era ancora in vita l' aveva definita un' ''orchidea d' accaio''.


The Lady di Luc Besson


Luc Besson, a parer mio, si è dimostrato un grande regista ed ha girato ''The Lady'' con grandiosità, ma anche con cura al particolare e attenzione alla riproduzione fedele del lato reale delle varie vicende. Grazie a ciò il film risulta molto intenso, mai noioso, anzi molto coinvolgente soprattutto del punto di vista emotivo, e a tratti anche commovente. Ha un ruolo sempre abbastanza centrale la sofferta storia d' amore tra Aung San Suu Kyi e Michael Aris e il forte legame affettivo presente tra lei e  suoi figli. In primo piano il grande amore di Suu per la propria patria, la Birmania e la sua lotta per la giustizia, la democrazia e la pace. Personalmente ho trovato molto coinvolgente l' interpretazione di Michelle Yeoh, che fa immedesimare lo spettatore e si immedesima lei stessa nel bellissimo personaggio di Aung San Suu Kyi, facendo vivere con empatia le scelte, talvolta dolorose e sofferte, di questa grande donna, che l' hanno purtroppo portata all' allontanamento dalla sua famiglia. Mi ha molto colpito e commosso il finale, veramente toccante, in cui Suu lancia un' orchidea, perfetto simbolo della sua lotta e soprattutto dell' amore che la legava al marito, quell' amore che è durato fino alla fine, nonostante le tante difficoltà, come la distanza. La sceneggiatura di Rebecca Frayn mi è piaciuta, in quanto la trama del film mi è sembrata  interessante e i dialoghi sempre credibili; ho trovato particolarmente belli quelli che Suu rivolgeva al suo popolo, esortando tutti all' appoggio di una democrazia  basata sulla pace. La colonna sinora di Eric Serra mi è sembrata adatta a questo genere di film, in quanto era sobria e non risaltava in maniera eccessiva.



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